Ripercorremmo
lo stesso tragitto di qualche minuto prima e ci posizionammo sul retro. Dopo
pochi secondi il fragore delle granate che infrangevano le persiane delle
finestre riempi il silenzio, dunque armi in pugno ci precipitammo verso
i due ingressi del casolare. Aperta una delle vecchie porte con un
poderoso calcio lanciammo quattro granate all'interno ed aprimmo il fuoco con
le armi automatiche provviste di silenziatore.
"Cerchiamo di prenderne almeno uno vivo,"
gridai, "abbiamo bisogno di saperne di più!"
Gli altri, posizionati sul lato nord, corsero verso
l'ingresso principale che improvvisamente si aprì: uscirono diversi uomini che
correvano e sparavano coi loro mitra. Riuscirono
a compiere solo alcuni passi. Furono
falciati ancor prima di trovare riparo dietro le loro auto. Quell'inferno
durò solo un paio di minuti, dunque il silenzio.L'aria era intrisa dell'odore di polvere da sparo e, quando si
diradò il fumo, scorgemmo all'interno della stanza quattro corpi. Mentre Robert mi copriva, raggiunsi la vecchia
scala di legno che portava al piano superiore. Lentamente salii i gradini, sentivo solo il rumore delle assi di
legno che cigolavano sotto i miei passi.
Trovai
altri mobili bruciati e cinque corpi devastati dalle potenti granate, ma
improvvisamente sentii lieve un lamento. Nascosto da un tavolo rovesciato
giaceva un uomo con una ferita all'addome. Quando mi scorse tentò con uno
sforzo disperato di alzare il mitra, ma fui più veloce e col piede gli
immobilizzai il braccio, con un calcio allontanai l'arma.
"Non ne hai per molto, ma quel poco che ti
resta sarà molto doloroso. Rispondi alle mie domande e farò in modo
che tu smetta di soffrire."
Con la voce strozzata, comprimendosi con le mani
l'addome, mi chiese: "Cosa vuoi sapere, io..."
"Chi vi ha detto del nostro piano? Chi ci ha
tradito?"
"E'
stato Korky Slabadov, il proprietario di quella locanda a
Luvna." Poi un colpo di tosse lo lasciò senza fiato.
"Si
è fatto comprare, non è nemmeno costato caro. E' tutto quello che so,
aiutami..."
"Morirai
comunque, indipendentemente da me. Hai perso troppo sangue, al massimo ti resta
un'ora, forse due. Fidati, sono un medico, m'intendo di certe cose. Se vuoi
posso mettere fine alle tue sofferenze. Cosa vuoi che faccia?
"Va
bene, va bene, dammi due minuti, solo due minuti..." Attesi pazientemente.
Le sue labbra si muovevano, probabilmente pregava per la sua anima. In quel
particolare momento fui attraversato da un pensiero. Chissà se qualcuno lo
stava ascoltando... Sollevai il fucile a pochi centimetri dalla sua testa
e premetti il grilletto. Un
qualcosa di amaro e di acido mi salì alla bocca, inspirai profondamente,
chiusi gli occhi e cercai di immaginare il mare azzurro, una barca, il
sole. Pochi secondi, poi riaprii gli occhi
con l'assurda speranza che tutto fosse solo un terribile sogno, e non
un'orribile realtà.
si dice che gli artisti ( in questo caso gli scrittori) usino le bugie per dire la verità mentre si dice che i politici le usino (le bugie) per coprirla (la verità)..
RispondiEliminaResto del parere di Gianni Rodari "nel paese delle bugie la verità è una malattia"