I
giorni passavano tra il disprezzo e lo strano rancore dei
colleghi. Neanche a dirlo, invece, ero sempre più apprezzato dai
pazienti. Persona strana, così ero definito, ma alla quale era
riconosciuta una professionalità ed una umanità che non avevano nulla a che
fare con quel contesto.
Il bar dinanzi all'ospedale era un punto
di riferimento per le mie sporadiche incursioni serali. Vi passavo di
sfuggita dopo il turno. Una sera chiesi al barman, il figlio della
padrona, un Negroni. Con aria
molto professionale costui, dopo aver interrotto una filippica calcistica
rivolta ad un avventore, ed aver esaminato con attenzione e ripetutamente le
bottiglie allineate sugli scaffali alle sue spalle, disse: "Mi spiace
dottore, non ce l’ho. Posso darle un Aperol, ma stia tranquillo, domani mattina
lo ordino." Detto questo, ricominciò la sua diatriba con l’avventore ormai
completamente ubriaco. Mai un discorso diverso dal calcio, dal gossip, dalla
caccia. Del resto, cosa mai ci si poteva aspettare da quel posto e da quella
gente?
La maggior parte delle conversazioni riguardano il nulla, e l'assenza di profondità aumenta esponenzialmente se uno dei partecipanti commetteva l'errore di parlare di qualcosa di un po' più serio del risultato dell'ultima partita del campionato di calcio... Nonostante questo ed altri aspetti, non erano poi così male; in fondo erano ciò che erano, non mentivano.
La maggior parte delle conversazioni riguardano il nulla, e l'assenza di profondità aumenta esponenzialmente se uno dei partecipanti commetteva l'errore di parlare di qualcosa di un po' più serio del risultato dell'ultima partita del campionato di calcio... Nonostante questo ed altri aspetti, non erano poi così male; in fondo erano ciò che erano, non mentivano.
Un giorno, rubando il tempo e la vita, come
ero solito pensare, riuscii a convincere quella ragazza ad accompagnarmi
all'università. Dovevo ritirare dei documenti in segreteria che
riguardavano la mia specializzazione. Di
certo furono complici la giornata stupenda, riscaldata dai raggi di un sole che
pareva cullarti e spingerti ad osare oltre quanto avresti voluto, con l’aria
che t'inebriava e sembrava sussurrarti che il mondo era tuo. In quella cittadina medievale, camminando e
tenendoci per mano come due ragazzini sorpresi dal primo amore, riscoprii la
gioia di vivere e la speranza nel futuro.
Per la prima volta osai, anche se sommessamente, confessare
le mie pene per un'adolescenza non avuta, l’essermi allontanato dalla famiglia
e la solitudine che mi circondava. Le parlai mentre ci trovavamo in una
graziosa piazzetta, contornata sui quattro lati da un porticato. Dopo tanti anni riuscii a
parlare con la massima sincerità, e quella donna mi ascoltò. Dunque mi
strinse a sé, e mi baciò sulla bocca in un modo nuovo, che sino ad allora
non avevo mai avevo sperimentato. L’aveva capito: desideravo condividere
con lei la mia vita, e cominciai a vedere il bicchiere mezzo pieno, non come
l’avevo sempre visto, eternamente e paradossalmente mezzo vuoto.
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