Avevo la mano sinistra sul corpo del
fucile, le dita della mano destra avvolgevamo il castello. Sentivo la pressione
del calcio poggiato alla spalla. Respiravo lentamente ed osservavo la
scena. Anche tutti gli altri erano nella medesima posizione. Avevano
già stabilito quali fossero i loro bersagli nella pianificazione rivista
qualche ora prima. Solo Marco aveva assunto una posizione defilata; il suo
compito era di copertura, sarebbe intervenuto nel caso le informazioni
relative all'incontro non fossero state corrette, o fossero sopraggiunti
imprevisti.
Ora inquadravo l'obbiettivo, l'uomo sceso
dall'auto con la valigetta, che aveva appena finito di porgere il saluto a due
individui col rituale del doppio abbraccio. Era giovane e distinto. A
vederlo così, a prima vista, se
qualcuno l'avesse incrociato per caso nel centro di una
cittadina, avrebbe sicuramente pensato che fosse un manager. In realtà era il
fratello più giovane del capo di un importante cartello del traffico di armi,
di origine slovena. L'ordine era di eliminarlo ed eliminare tutti coloro
che in quel preciso momento fossero stati presenti. Un'occasione del
genere non si sarebbe ripetuta. Quella gente non era facilmente
intercettabile.
Non mi domandavo perché non si potesse
arrestare, non spettavano a me simili decisioni. Ero un militare
anche se eseguivo compiti, diciamo, fuori dalle righe. Non mi
piaceva, ma l'avrei fatto, come tante altre volte. Come non mi piaceva fare
alcune cose nel mio ruolo di medico, avrei obbedito agli ordini senza battere
ciglio.
Ora nella croce del mirino c'era
proprio la radice del naso del giovane con la valigetta. Le dita della
mano destra si tesero, l'indice morbidamente si poso' sul grilletto.
Inspirai, espirai.
I muscoli della mano si contrassero.
Un rumore sordo e l'uomo crollò a terra
con un foro in mezzo alla fronte. Qualche millesimo di secondo, altri
rumori tonfi dovuti ai silenziatori delle armi. Con l'utilizzo del
cannocchiale potevo vedere quattro macchine, un po' di polvere ed i
corpi di quegli uomini stesi a terra, immobili.
Diedi l'ordine di avanzare. Ormai
era quasi buio, c'era un silenzio surreale e l'aria cominciava a farsi
fredda. Gli uomini si erano disposti in posizione attorno alle auto ed ai
corpi. Consegnai il mio fucile a Robert, presi la Beretta dalla fondina,
avvitai il silenziatore ed assestai il colpo in canna. Mi avvicinai ai
corpi ed esplosi un colpo alla testa di ciascuno. Robert intanto aveva
recuperato la ventiquattr'ore. Un breve sguardo intorno.
"Ok andiamocene, qui abbiamo
finito."
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